Non passa mai di moda il trend degli italiani di investire nel mattone, specialmente quando si tratta di cercare un “porto sicuro” per i propri investimenti. I mercati finanziari troppo volubili non danno garanzie sul capitale e pertanto le compravendite ad uso investimento sembrano le azioni più redditizie da compiere. Soprattutto nell’ultimo periodo, dove, dopo un lieve calo nel 2019, sono ripartite con il giusto sprint gli acquisti di strutture, case e abitazioni, con queste finalità.

Gli investimenti negli anni passati

Se guardiamo indietro di dieci anni ci accorgiamo di come la tendenza oscillava tra il 16% e il 18% delle compravendite totali. Queste percentuali evidenziano come il fattore “investimento” sia sempre stato presente nel panorama immobiliare italiano. Bisogna considerare che a trainare la domanda di investimenti immobiliari nel Belpaese tra gli anni 2017 e 2019 è stato anche il fenomeno dovuto all’aumento delle presenze turistiche. Attualmente la situazione è stabile con un 16,4%

Dove preferiscono investire gli italiani?

Sicuramente le grandi città rappresentano la media più alta di investimenti, circa il 23,2% delle compravendite. Con un lieve calo percentuale rispetto agli anni 2019 e 2020.

In testa alla classifica ci sono Napoli con il 36,4% delle compravendite immobiliari e a seguire Palermo con il 30,6% e Bologna 28,9%.

Chi acquista per investimento?

L’età media degli investitori si aggira intorno ai 45 e i 54 anni, sono perlopiù famiglie o coppie mentre i single sono una percentuale minore di acquirenti. La maggior parte degli investimenti avviene in contanti e si tratta di acquisti di bilocali o trilocali e solo una piccola percentuale ricorre al credito. Nel 2020 si è registrata una leggera crescita di acquisti con mutuo (18,7%), grazie al favore dei tassi ai minimi storici.

I tassi mutuo giugno 2022

I tassi dei mutui sono in continua oscillazione e bisogna sempre valutare il momento migliore per richiederne uno.

Attualmente, dopo anni di tassi bassi e mutui a tasso fisso convenienti, il mercato sperimenta oggi nuovi rialzi.

Nel 2021 e nel primo trimestre del 2022 i mutui prima casa under 36 sono stati i veri protagonisti dello scenario immobiliare, grazie a tassi veramente vantaggiosi per chi decideva di acquistare casa e rientrava nei requisiti richiesti.

In questo momento, anche a causa delle tensioni alimentate dalla guerra, i tassi sono in rialzo e l’impatto sul costo dei mutui si sta facendo sentire anche sul tasso fisso.

A tracciare i trend è la Relazione annuale della Banca d’Italia, a stimare i rincari sui mutui è il Codacons.

 

Attualmente, secondo una stima della Codacons, il tasso fisso è passato dallo 0,53% di gennaio all’1,75% di maggio per i mutui a 30 anni. Attualmente, il contraente, arriva a pagare molto di più per un mutuo rispetto a quanto avrebbe pagato all’inizio dell’anno.

Va un po’ meglio per quanto riguarda il tasso variabile anche se il tasso fisso protegge dai rischi delle oscillazioni del mercato mentre quello variabile no. Nello scenario attuale, con il costo del denaro che sta salendo, anche se il tasso fisso torna a costare più di quello variabile fornisce una sicurezza maggiore rispetto ai rischi legati alle future oscillazioni del mercato e pertanto viene preferito.

Il tasso variabile è conveniente quando i tassi sono bassi, mentre risulta più oneroso in una situazione in cui i tassi salgono.

Ovviamente per decidere quale tasso scegliere, bisogna tener conto di altri fattori come la durata del mutuo e la disponibilità economica.