In questi giorni di quarantena obbligatoria, causa emergenza coronavirus, si è dato importanza all’ambiente domestico, ridotto all’essenziale perché prima la maggior parte dei servizi venivano svolti fuori. Dunque è cambiata la percezione e gestione dell’abitazione. La scelta di mini appartamenti dovuta ai mutamenti sociali, ovvero zero natalità e popolazione sempre più anziana, rischia di essere sostituita da abitazioni spaziose e confortevoli. La pandemia infatti ha permesso di riscoprire terrazze, balconi, giardini ma soprattutto stanze ben delimitate, dove poter svolgere la didattica online e lo smart working, che mal si conciliano con i moderni ambienti open space. Quando gli spazi domestici vengono destinati a diverse funzioni d’uso, emergono difetti che prima si ignoravano, e di conseguenza aumentano anche le esigenze. Ad esempio, trasformare in palestra una stanza con dei mobili come attrezzi per un workout casalingo, oppure convertire un ambiente familiare in luogo di lavoro a distanza grazie a spazi modulari.

Stando ad alcuni dati ISTAT, un terzo delle case italiane non ha un terrazzo né un balcone, il 60 per cento ha un solo bagno, solo l’8 per cento del patrimonio abitativo è stato costruito in questo secolo. A livello di dimensioni in media una casa è di 68 mq in città e di 92 mq nel resto del Paese. Gli esperti del mercato immobiliare ipotizzano un incremento del valore delle abitazioni con terrazze/giardino (+10 per cento), luminosità (+9 per cento), balcone abitabile (+8 per cento) e predisposizione alle reti wi-fi (+ 3 per cento). Nonostante le esigenze delle persone siano cambiate e gli spazi fisici anche, pensare di progettare le abitazioni in funzione dell’home working significherebbe snaturare un ambiente concepito con altri presupposti.

Il cambiamento non riguarderà solo gli interni ma anche gli spazi condivisi, è stato l’architetto Massimiliano Fuksas a proporre un nuovo habitat a misura di pandemia: impianti di areazione che non siano veicoli per i virus, spazi per lo smart working e lo studio da remoto, collegamenti con le strutture sanitarie e kit salute da tenere in casa. Poiché si teme che eventi come le pandemie non siano più eccezionali, è necessario ripensare gli ambienti nei quali vivere con maggiore sicurezza, a tal proposito sulla piattaforma di Archistart è stato lanciato il concorso “Working from home competition”, iniziativa che incoraggia una riflessione creativa sulla casa del futuro.